domenica 24 marzo 2019

Leibniz e l'universo com organismo vivente

L'INSODDISFAZIONE PER IL MECCANICISMO

Leibniz si prodigò per la pace tra i popoli e le religioni, facendo proprio l'ideale dell'armonia universale, che costituisce la cifra di tutto il suo sistema filosofico. Egli ebbe un rapporto complesso con la sua epoca, fatto d'insoddisfazione per il meccanicismo allora dominante nella filosofia della scienza e d'intensa partecipazione alla vita sociale, politica e culturale. Fin da giovane la sua curiosità intellettuale s'indirizzò verso la filosofia, che egli intese come difesa della fede di Dio, contro la tendenza atea che si celava, nella scienza e nella filosofia moderne, dominate dalla pretesa di spiegare la natura meccanicamente, mediante la forma e il movimento dei corpi, facendo a meno di Dio e delle cause finali. Secondo Leibniz la fiducia nella scienza aveva condotto Hobbes all'empietà, ossia a sostenere l'impossibilità della dimostrazione razionale di Dio e dell'anima. Al contrario, la filosofia deve servire a rafforzare la fede, ed è proprio con l'obiettivo di difendere quest'ultima che Leibniz si applica allo studio della natura, in particolare all'analisi della struttura dei corpi.

IL RINNOVATO INTERESSE PER LE CAUSE FINALI

Il progetto leibniziano, consiste nell'interpretare i risultati della scienza moderna in una prospettiva che mostri i fini dell'universo. Leibniz concepisce un disegno, che da una parte, critica l'assolutismo del metodo della scienza e, dall'altra, riporta in primo piano il problema metafisico delle cause finali. In questo "processo" alla scienza moderna, egli opera un'inversione di tendenza rispetto a Galileo, bacone, Cartesio e Spinoza, e interpreta l'universo fisico muovendo dal modello umano, leggendolo in analogia con l'uomo, "ex analogia hominis".

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