mercoledì 1 maggio 2019

Kant

Immanuel Kant è uno dei massimi esponenti del pensiero occidentale, a cui ha dato un'impronta nuova segnando una vera e propria svolta nel panorama filosofico moderno. Kant capovolge i rapporti tra soggetto e oggetto nell'ambito del processo conoscitivo, assegnando un ruolo fondamentale al primo nell'elaborazione dell'esperienza.
Kant nasce il 22 aprile 1724 a Konigsberg dove trascorre l'intera esistenza dedicandosi agli studi e all'insegmaneto, e muore nel 1804. 
 Lui seguiva due correnti diverse di pensiero: 

  • il citicismo
  • precritica
In questo periodo Kant si forma sui testi dei razionalisti e degli empiristi. Infatti studia la metafisica di Leibniz e approfonosce la fisica di Newton. Kant dopo aver analizzato le due correnti più importanti comincia a nutrire i primi dubbi sulla validità della metafisica, fino a dichiarare di essere stato svegliato dal ''sonno dogmatico'' grazie alla lettura di Hume. Scrive quindi il saggio intitolato Sogni di un visionario chiariti con i sogni della ömetafisica, in cui giudica la metafisica non meno illusoria dei sogni di un visionario. 
  Secondo Kant l'uomo può conoscere in modo obiettivo soltanto ciò che concerne l'esperienza fenomenica, cioè tutto quello che rientra nella sfera della sensibilità, i cui materiali sono organizzati dal soggetto attraverso specifici strumenti intellettivi.
 L'opera fondamentale di Kant è la Critica della ragion pura;  a essa seguono la Critica della ragion pratica e la Critica del giudizio.
L'indagine della ragione è una questione che Kant affronta nella prima delle sue Critiche, in 'cui indaga a fondo il rapporto tra la conoscenza sensibile e quella razionale.  Il punto di partenza della sua indagine è la domanda intorno alla possibilità della metafisica come 


scienza. A questo scopo, il filosofo intuisce un processo alla ragione stessa, per vagliare le fonti da cui possiamo validamente attingere per le nostre conoscenze e stabilirne al tempo stesso i limiti. 
Kant osserva che la scienza produce conoscenze affidabili in quanto si basa su giudizi sintetici a priori.  Questo implica che nell'atto conoscitivo intervengano due aspetti:

  • un contenuto empirico, costituito dalle impressioni sensibili derivanti dall'esperienza 
  • forme a priori, cioè delle modalità con cui la mente umana ordina e unifica tali impressioni
Questa visione della conoscenza comporta un ribaltamento dei rapporti tra soggetto e oggetto: se infatti nella precedente riflessione era la mente a doversi adeguare alla realtà, ora è la realtà che, nell'atto conoscitivo, si deve adeguare alle facoltà umane attraverso cui è percepita e ordinata, detta anche rivoluzione copernicana. 










 Kant analizza le due forme valide di conoscenza, quella sensibile e quella intellettiva, rispettivamente nelle due parti della Critica della ragion pura intitolate Estetica 


Trascendentale e Analitica Trascendentale. Le forme a priori vengono individuate nello spazio e nel tempo: esse sono le condizioni in virtù delle quali si percepiscono gli oggetti. 


Più in particolare, lo spazio è una rappresentazione a priori che sta a fondamento di tutte le intuizioni delle cose esterne; il tempo invece è un'intuizione pura che sta alla base della percezione dei nostri stati interiori. La sensibilità costituisce il primo gradino della conoscenza, ma per ottenere la conoscenza autentica dobbiamo spingerci oltre il pensiero, il quale si articola a sua volta in intelletto e ragione. E' grazie all'attività ''sintetica'' dell'intelletto che gli oggetti da noi intuiti vengono unificati attraverso i concetti puri o categorie. Per Kant la sensibilità e l'intelletto sono indispensabili alla conoscenza: l'eseperienza senza i concetti è cieca, mentre i concetti senza l'esperienza sono vuoti.

LA FACOLTA' DI GIUDICARE
L'attività del pensiero è attività unificatrice dell'esperienza che si esplica attraverso i concetti e secondo modalità comuni a tutti gli uomini; essa coincide con la facoltà di "giudicare", cioè collegare un concetto a un soggetto.
Per Kant i concetti sono di due tipi: quelli empirici, che derivano dall'esperienza grazie ad un procedimento di astrazione delle caratteristiche generali e comuni dei vari oggetti sensibili, e quelli puri, cioè i contenuti a priori dell'intelletto. Kant procede a compilare una tavola completa basandosi sulla tavola dei giudizi: se infatti pensare equivale a giudicare, ci saranno tante categorie quanti sono i tipi di giudizio.











 IL PROBLEMA DELLA CONOSCENZA NELLA CRITICA DELLA RAGION PURA
 Secondo Kant l'uomo può conoscere in modo obiettivo soltanto ciò che concerne l'esperienza fenomenica cioè tutto quello che rientra nella sfera della sensibilità, i cui materiali sono organizzati dal soggetto attraverso specifici strumenti intellettivi.



L'INDAGINE SULLA RAGIONE
 Si tratta di una questione che il filosofo affronta nella prima delle sue critiche, in cui indaga fondo il rapporto tra la conoscenza sensibile e quella razionale. Il punto di partenza della sua indagine è la domanda interna la possibilità della metafisica come scienza. A questo scopo, il filosofo istituisce un processo alla ragione, dinanzi al tribunale della ragione stessa, per vagliare  le fonti da cui possiamo validamente attingere le nostre conoscenze e stabilirne al tempo stesso i limiti. Kant osserva che la scienza produce conoscenza affidabile in quanto si basa su giudizi sintetici a priori. Questo implica
che nell'atto conoscitivo intervengono due aspetti: un contenuto empirico, costituito dalle impressioni sensibili derivanti dall'esperienza, e delle forme a priori, cioè le modalità con cui la mente umana ordina e unifica tali impressioni.  Questa visione della conoscenza comporta ribaltamento dei rapporti tra soggetto e oggetto: se infatti nella precedente riflessione filosofica era la mente a doversi adeguare alla realtà, ricevendo passivamente i dati dell'esperienza, ora è la realtà che, nell'atto conoscitivo, si deve adeguare alle facoltà umane attraverso cui è percepita e ordinata (Rivoluzione copernicana).

LE FORME DELLA CONOSCENZA
 Kant analizza le due forme valide di conoscenza, quella sensibile e quella intellettiva, rispettivamente nelle due parti della critica della tua ragione pura intitolate estetica trascendentale e analitica trascendentale. Le forme a priori della sensibilità vengono individuate nello spazio nel tempo: e se sono le condizioni in virtù delle quali si percepiscono gli oggetti.  La sensibilità costituisce il primo, necessario, gradino della conoscenza, ma per ottenere la conoscenza autentica dobbiamo spingerci oltre, per indagare una facoltà superiore: il pensiero, il quale si articola sua volta in intelletto e ragione. E grazie l'attività "sintetica" dell'intelletto che gli oggetti da noi in intuiti sulla base della sensibilità vengono ulteriormente unificati a  attraverso i concetti puri o categorie. Per Kant la sensibilità e l'intelletto sono entrambi indispensabili alla conoscenza: l'esperienza senza concetti acceca, mentre concetti senza esperienza sono vuoti.



L'IO PENSO
 Ehi si fa il filosofo ricorre all'io penso, la suprema funzione sintetizzata dice, base di tutta la conoscenza. Senza l'io penso, detto anche autocoscienza o appercezione trascendentale, l'uomo avrebbe rappresentazioni confuse e disperse, e inoltre non potrebbe riferirle a se stesso. La fondazione del processo conoscitivo sull'io penso, che nella sua attività sintetizza attrice dell'esperienza utilizza le categorie, giustifica l'applicazione di queste ultime alla realtà, che è conoscibile solo in relazione alla funzione di categorizzazione operata dall'io penso.

FENOMENO E NOÙMENO
 La realtà di cui Leo penso è il legislatore tuttavia è  unicamente la realtà fenomenica, ossia la realtà che appare all'uomo attraverso le sue facoltà e che costituisce l'orizzonte entro cui egli può ottenere la vera conoscenza. La dimensione che si estende al di là del fenomeno, cioè la dimensione delle cose in sé, è per Kant "pensabile" aperta tonda (è infatti denominata "noùmeno", ciò che é pensabile") ma non "conoscibile".

LA FUNZIONE REGOLATIVA DELLA RAGIONE
La metafisica, in quanto avanza la pretesa di costruire idee che vanno oltre l'esperienza possibile, è contraddittoria. Infatti Kant, nell'ultima sezione della prima critica, dedica alla dialettica trascendentale, dimostra l'infondatezza delle tradizionali prove psicologiche, cosmologiche e teologiche.  Tali prove si basano sulle idee metafisiche di anima, mondo e Dio che, presupponendo una totalità in accessibile all'intelletto umano, non hanno valore conoscitivo, ma soltanto "regolativo", perché rispondono a un bisogno dell'animo umano di andare oltre il finito e la natura: l'uomo si compara "come se" l'anima fosse immortale, il  mondo fosse un cosmo ordinato e Dio esistesse, pur senza poterlo dimostrare.


Hume

David Hume nasce a Edimburgo il 26 aprile 1711, dove compie la sua formazione. Torna dopo vari viaggi e incarichi e muore nel 1776.Lui afferma che tutta la nostra conoscenza si basa su impressioni (percezioni immediate e vivide) e idee (immagini illanguidite delle impressioni), che il nostro intelletto unisce in configurazioni più ampie e complesse in virtù della memoria e dell'immaginazione.  Hume sostiene che memoria e immaginazione consentono di conservare le impressioni e collegare le idee, tuttavia la mente è totalmente libera perché procede secondo il principio di associazione, il quale opera in base a tre criteri:
  • somiglianza
  • contiguità
  • causalità 
La nostra mente quindi è portata da questa ''dolce forza'' ad associare le idee che si presentano simili, contigue o legate da un nesso causa-effetto. Le idee che ne derivano sono idee complesse; che garantiscono una conoscenza certa quando derivano da pure relazioni tra idee; una conoscenza probabile quando derivano da relazioni tra dati di fatto, le quali implicano il principio di casualità. Esso deriva da una tendenza soggettiva (abitudine) a cogliere una connessione necessaria tra due eventi successivi e contigui. Dall'abitudine deriva la credenza, cioè la tendenza a considerare esistenti determinate realtà, ad esempio quella del mondo esterno e dell'io. 
Anche per l'idea di sostanza si può osservare quanto rilevato a proposito dell'idea di causa: essa è arbitraria e priva di valore assoluto perché risiede nell'inclinazione del soggetto a unificare le varie impressioni che si presentano regolarmente connesse nell'esperienza, riferendole a un ipotetico fondamento sostanziale. 
Per ciò che riguarda la dimensione etica, Hume è convinto che non esistano valori assoluti cui rifare riferimento e che la morale debba poggiare sul criterio empirico dell'utilità sociale. Infatti la legge di Hume stabilisce che non è possibile dedurre il piano del dover essere, cioè delle prescrizioni, da quello dell'essere, cioè dal piano descrittivo dell'esperienza contingente, in cui si può valutare l'utilità di determinati comportamenti. Ciò non implica una dissoluzione della morale, in quanto Hume ammette l'esistenza di un 'senso morale' comune e tutti gli uomini che garantisce la possibilità di individuare principi etici condivisibili.

Siamo noi che giudichiamo necessario che il sasso rompa il vetro, o che il fuoco scotti, ma nel sasso e nel fuoco non c'è una simile "necessità".


I PUNTI FONDAMENTALI DELL'ARGOMENTAZIONE HUMIANA:
1.l'esperienza attesa la regolare contiguità e successione di due eventi;
2. l'immaginazione, sorretta dall'abitudine, porta e credere che il rapporto sia necessario e che, nel futuro, i due eventi saranno ugualmente collegati;
3.tale legame, tuttavia, esiste solo nella nostra mente, come abitudine soggettiva a collegare un fenomeno A ( ad esempio il fuoco) a un altro fenomeno B (la combustione)
4. la relazione causa-effetto non è necessaria né soggettiva, ma risiede in un'attitudine soggettiva





Kant

Immanuel Kant è uno dei massimi esponenti del pensiero occidentale, a cui ha dato un'impronta nuova segnando una vera e propria svolta n...